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Rossano di Vaglio

Per le sue caratteristiche Rossano di Vaglio si configura come il santuario federale di tutte le genti lucane. Posto in prossimità di una sorgente, ancora oggi attiva, ed alla confluenza di una serie dì tratturi, si sviluppa, a partire dal IV secolo a.C. La parte centrale del santuario è caratterizzata da un'ampia terrazza lastricata circondata, su tre lati, da portici monumentali e da una serie di vani funzionali al culto. Un doppio altare, stretto e allungato, è collocato in posizione eccentrica all'interno del grande sagrato, sul quale erano collocate basi con donari e numerose iscrizioni. Un'ampia scalinata, monumentalizzata da due fontane poste ai lati, collega questa terrazza con un'altra superiore. Divinità titolare del culto è Mefite, dea lucana in grado di guarire, con l'acqua, e di collegare il regno dei morti al mondo celeste. Altre divinità, ricordate dalle numerose iscrizioni, sono i Dioscuri, Mamerte, Eracle, Giove, Giunone e Venere. La similitudine tra Venere Mefite potrebbe suggerire la presenza a Rossano, come in altri santuari italici, di pratiche connesse alla prostituzione sacra. Tra gli ex-voto rinvenuti, spiccano statue in bronzo c in marmo, grandi lamine in bronzo sbalzato, gioielli in oro che ornavano le vesti della dea Mefite. Statuette in terracotta e armi miniaturistiche in ferro costituivano la principale forma di devozione popolare. Nel corso del II secolo a.C., nello stesso momento in cui gli altri luoghi di culto vengono abbandonati, il santuario di Rossano assume forme monumentali. A questa fase appartiene un'iscrizione latina che ricorda un rifacimento del santuario dovuto al console Acerronius. Altre iscrizioni latine fanno riferimento ad un senato, a questori, censori. Si conferma la centralità, politica oltre che religiosa, di Rossano nell'ambito del processo romanizzazione della Lucania interna che vede, quale nuova realtà urbana dell'area, il municipio di Potentia.

Autore: Cartello affisso in paese

 

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